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Addio a Giampaolo Pansa. Se ne va il “Revisionista” che è stato sempre dalla “parte sbagliata” Addio a Giampaolo Pansa. Se ne va il “Revisionista” che è stato sempre dalla “parte sbagliata”
Se ne è andato Giampaolo Pansa. E nessuno come lui merita una frase che racchiude in sé il destino ultimo della storia. Niente di... Addio a Giampaolo Pansa. Se ne va il “Revisionista” che è stato sempre dalla “parte sbagliata”

Se ne è andato Giampaolo Pansa. E nessuno come lui merita una frase che racchiude in sé il destino ultimo della storia. Niente di bene, niente di male, è sempre stato così e sempre sarà: una generazione se ne va, e prima di farlo, racconta alle generazioni future quello che è successo. Diciamocela tutta: solitamente le generazioni future non sono molto brave a recepire gli insegnamenti dei propri avi. Ricadono, esse, facilmente negli stessi errori… ma siccome la tecnologia bellica ha fatto passi da gigante, lo stesso errore di cento anni fa adesso potrebbe risultare fatale. Del resto: “ahimé ahi vita! Domande come queste mi perseguono”, citando Walt Whitman. O l’attimo fuggente, per chi non ha letto “Foglie d’erba”.

Ma torniamo a noi. Se ne è andato il revisionista. Quello che alle motivazioni e ai fatti dei vincitori ha aggiunto le motivazioni e i fatti dei vinti. Forse potrebbe essere materia insignificante. Tutte le storie dalle più antiche alle più recenti ci insegnano che i vinti non hanno nulla da dire perché non lo meritano, perché non gliene frega niente a nessuno, perché erano i cattivi e quindi il male perde solo se il bene vince. La “banalità del male” per dirla (sarcasticamente) alla Hannah Arendt, ma in questo caso bisogna aver letto qualcosa per forza (in realtà c’è un film pure qui, meno famoso).

Dopo il 25 aprile 1945 i partigiani, certi partigiani, si sono vendicati. Le rappresaglie sono state terrificanti e sono durate fin dopo il boom industriale italiano. Questo è. Giusto o sbagliato? Non è questo il punto. Il punto, per uno che fa lo storico, è di descrivere le cose come sono andate, senza fare sconti a nessuno. Pansa è stato uno così e, forse, è stato l’unico. Perché la storia da raccontare è andata, come spesso accade, nelle mani dei vincitori. E i vincitori non sono mai obiettivi. La banalità del bene.

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