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Svimez: “Numeri da incubo per il Sud Italia”. Un declino inarrestabile? Svimez: “Numeri da incubo per il Sud Italia”. Un declino inarrestabile?
Rapporto SviMez sul Mezzogiorno: la frattura col Nord del Paese sta allargandosi in maniera irreversibile in tutti i campi: lavoro, investimenti e servizi pubblici.... Svimez: “Numeri da incubo per il Sud Italia”. Un declino inarrestabile?

Rapporto SviMez sul Mezzogiorno: la frattura col Nord del Paese sta allargandosi in maniera irreversibile in tutti i campi: lavoro, investimenti e servizi pubblici.

La situazione è veramente brutta, e la spia che indica come, con molta probabilità ci si trovi di fronte a un fenomeno irreversibile è la ripresa dell’emigrazione di massa verso l’estero e verso il Nord Italia. Quando questo avviene, quando cioè un territorio perde la speranza e le energie migliori il trend è segnato. Secondo l’agenzia Svimez (Sviluppo Mezzogiorno) sono emigrati in oltre 2.000.000 fra il 2002 e il 2017, per oltre la metà giovani e di cui un terzo laureati. Nel solo 2017 gli emigrati sono stati oltre 130.000. Ci si trova di fronte a un circolo vizioso: se l’economia ristagna, non c’è lavoro, se non c’è lavoro si va a cercare lavoro altrove: si accresce il PIL altrui e il proprio diminuisce, e quindi la recessione economica si acuisce. Il Sud Italia è sempre più povero sotto tutti i punti di vista. Gli indicatori dei servizi pubblici sono negativi in tutti i campi, dagli ospedali ai trasporti, alle strade.

L’unica possibilità data per uscire da questa tragedia risiede nella volontà dello Stato di investire, di elaborare piani pubblici di rilancio, tamponando con misure di sostegno al reddito (il RdC magari ampliato e implementato) la povertà estrema e dunque mettendo in circolo denaro fresco a sostegno della domanda interna.

Ma l’atteggiamento della Lega e quello dei governatori del Nord fa pensare che si sia molto lontani da scelte di questo tipo, anche perché il M5S mostra sempre più il fiato corto per l’attacco ad alzo zero cui è sottoposto da sindacati, confindustria, finanza, media e partiti, ossia da tutte quelle forze che non hanno alcun interesse a che l’Italia cambi.

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