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Treno Roma-Pescara. 2021:Odissea nell’ospizio Treno Roma-Pescara. 2021:Odissea nell’ospizio
Tutti sanno cosa serve, nessuno sa cosa deve fare e tutti aspettano che qualcuno faccia Treno Roma-Pescara. 2021:Odissea nell’ospizio

E’ davvero fenomenale il continuo botta e risposta fra rappresentanti delle istituzioni in merito alla velocizzazione della ferrovia Roma-Pescara, una botta e via più che altro, che si danno l’uno con l’altro, visto che risulta ormai evidente l’impossibilità di realizzarla come si dovrebbe, e come si potrebbe benissimo, salvo il fatto d’essere nelle mani di personaggi incompetenti, millantatori, disinteressati all’opera e molto più inclini ad apparire, cavalcare l’onda, promettere ma mai riuscire a realizzare. L’apoteosi del campanilismo nel migliore dei casi. Nel peggiore, invece, ci si approfitta di un popolo stanco di sentire sempre la solita solfa e sempre più incline al dito medio. L’approccio era stato positivo e parliamo da fondatori di un comitato, il Mo.Ve.Te., che senza interessi particolari, se non quello di proporre idee e progetti per poter investire capacità e tempo in un’opera che sarebbe stata memorabile per l’Abruzzo, aveva dato un indirizzo tecnico allettante, sia dal punto di vista economico che logistico, in piena sintonia con le esigenze tecniche europee e risparmiando un terzo del denaro necessario rispetto ad un’alta velocita non adatta al territorio appenninico.

Dopo il panico iniziale da parte degli storici e inconcludenti pensatori dell’opera (che sono andati a ripescare attori preistorici della faccenda), cominciavano con terrore ad osservare cittadini propositivi e poco chiacchieroni al lavoro e gratuitamente e ognuno aveva cominciato a portare acqua al suo mulino, infangando e tramando come di consueto nella speranza che il tentativo, quantomeno onorevole, fallisse al più presto. E sono ricominciate le chiacchiere dei vari protagonisti a più livelli nei vari strati istituzionali della regione, tutti audaci ideatori, combattenti e promotori dell’opera.

Le Regioni firmano patti di intesa, sessanta sindaci firmano patti di intesa… ma poi: i sindaci chiedono di “darsi una mossa” ai propri rappresentanti territoriali e politici, i politici chiedono di “darsi una mossa” alla regione e la regione chiede di “darsi una mossa” al governo, il quale, all’Europa dovrebbe aver dato sufficienti garanzie per la logica d’un corridoio che sarebbe utile per tutto il Sud Europa. Soltanto all’Aquila, alcuni, sembrano non aver capito che il progetto servirà a dare nuovo smalto al centro/sud Italiano e non a collegare l’Aquila istantaneamente ad ogni angolo dell’universo conosciuto. Dovremmo trarre tutti vantaggio, soprattutto gli abitanti delle aree interne da un’opera che permetterebbe spostamenti veloci, reindustrializzazioni, ripopolamento, rinascita, sviluppo, endringhetendranghete.

E invece dobbiamo assistere a dibattiti surreali fra parti tutte in accordo e allo stesso tempo l’una contro l’altra, per far emergere il proprio merito dopo anni… che dico… dopo secoli di battaglie in funzione dell’adempimento della sacra opera d’arte.

Tutti sanno cosa serve, nessuno sa cosa deve fare e tutti aspettano che qualcuno faccia. Attenderemo fiduciosi, visto che ognuno si presenta sudato, col martello e la tutta da lavoro indosso, malgrado le progettualità fin ora note sembrerebbero andare incontro più ai costruttori che ai beneficiari dell’opera, all’ambiente, e al risparmio potenziale.

E sopporteremo con la consueta pazienza i parlatori da comunicato e la senatrice Di Girolamo che parla di ferrovie come se ne capisse, e aspetteremo con ansia che il grande ottimismo diventi cantiere, e non soltanto nei lotti “raccomandati”, ma su tutta la tratta, in maniera da non lasciare, come al solito, ponti a metà.

Ché naturalmente il vero problema di una grande opera sono gli interessi, e in un paese come l’Italia, nel quale i peggiori intrallazzi sono ruotati da sempre intorno all’edilizia stradale e civile, continuiamo a vedere governi che cadono, che inciuciano e che si rimettono d’accordo per gestire soldi e potere e aumentare a dismisura le pene e il debito del popolo italiano.

Mirko Mocellin